Urbanistica INFORMAZIONI

Dopo l’EXPO

L’EXPO 2015 di Milano si sta ormai avviando alla conclusione e comincia quindi il tempo dei bilanci e delle valutazioni. Contrariamente alle molte voci pessimistiche che hanno accompagnato la sua gestazione, la manifestazione milanese ha registrato un indubbio successo, sia per la partecipazione dei visitatori, sia per la qualità dei molti eventi svolti e programmati intorno al tema fondamentale “nutrire il pianeta”, un tema decisivo per il futuro. E se non si sono raggiunti gli effetti salvifici e un po’ troppo ottimistici sull’economia lombarda immaginati alla vigilia (anche se i dati del turismo presentano un segno positivo), almeno l’immagine internazionale dell’Italia ne esce rafforzata, anche se grazie ad una sorta di “commissariamento” che ha sostituito la normalità della pubblica amministrazione (il che rappresenta, evidentemente, un problema).
Se dunque il primo tempo della manifestazione sembra essersi concluso in vantaggio, ora bisogna giocare il secondo, quello della riutilizzazione dell’area: una prova ben più impegnativa e complicata di quella pur difficile della costruzione. A metà novembre scadranno i termini per la presentazione delle offerte di acquisto dei 100 ha dell’area e delle proposte di riuso e riqualificazione del sito, in base al bando proposto da AREXPO, la società pubblica partecipata che a suo tempo ha acquistato le aree pagandole ben 160 milioni di € che dovrà restituire alle banche. Un primo passaggio che appare quindi assai impegnativo, tale da escludere ogni intervento basato su un equilibrio economico di mercato (160 €/mq non erano certo il valore di un’area fino ad EXPO inedificabile), mentre gli impegni successivi previsti dal bando, dalle funzioni prevalentemente pubbliche con un’edificabilità massima di 480.000 mq, alla realizzazione di un parco di 44 ha, spingono verso una soluzione decisamente affidata al pubblico, difficile quindi da perseguire in questi tempi di vacche magre. Infatti, tutte le ipotesi sinora avanzate, dalla “città dell’amministrazione”, con il Demanio che dovrebbe riunire tutti i suoi uffici, alla realizzazione di un nuovo campus della Università Statale collegato all’avvio di incubatori di start up, comportano un impegno diretto dello Stato. Chi conosce il sito di EXPO sa che si tratta di un luogo orribile, un’enclave circondata dai “retri” più problematici della metropolizzazione milanese, che una volta chiusa la manifestazione tornerà allo stato precedente, pur potendo contare su nuove infrastrutture stradali e ferroviarie che ne garantiscono una grande accessibilità e su qualche limitato lascito della manifestazione. Tuttavia, basta dare un’occhiata a una mappa della zona per capire che si tratta di una “centralità” dotata di potenzialità eccezionali, non certo per il Comune di Rho e neppure per quello di Milano che la comprendono nel proprio territorio, ma per l’intera città metropolitana. Non dovranno quindi essere le proposte delle archistar, tanto care ai media e alla politica, a definire il dopo EXPO, ma scelte urbanistiche capaci di superare una semplice “lottizzazione” (come l’ha recentemente definita il Presidente del Consiglio parlando a Milano), selezionando le funzioni possibili e gli attori più probabili, anche rimettendo in discussione tante scelte già decise, che non potranno, quindi, che essere il frutto di un piano relativo all’intera dimensione della città metropolitana. Ecco perché il secondo tempo di EXPO è impegnativo e difficile: perché coinvolge una pratica, l’urbanistica, tanto utile quanto poco utilizzata e un’istituzione, la città metropolitana, che oggi esiste solo sulla carta. Ma una soluzione positiva per il dopo EXPO sta solo in questa direzione.

Data di pubblicazione: 13 novembre 2015