A partire dal numero 286, pubblicato nell’aprile del 2020, Urbanistica Informazioni ha posto al centro della sua riflessione, dedicando uno spazio rilevante della rivista, la crisi pandemica prodotta dal Covid-19. Si è fatta questa scelta dando la parola ad amministratori locali, tecnici delle città metropolitane, delle autorità portuali, gestori di infrastrutture, urbanisti, ricercatori e studiosi. Uno spazio di approfondimento esperto che mette in relazione le dimensioni del governo e dell’amministrazione con quello delle sfide e proposte prefigurate dalla ricerca, dall’approfondimento scientifico e dalle esperienze derivanti dalle buone pratiche.
I temi proposti affrontano la salute, l’abitare, lo spazio pubblico, la mobilità, le infrastrutture e vengono declinati nello spazio dei piccoli comuni, delle aree interne, delle città metropolitane e messi a confronto con le esperienze di altri continenti e paesi del mondo.
Una riflessione in progress, non solo perché purtroppo all’inizio del 2021 la pandemia e la diffusione del virus continua, ma anche perché la crisi sanitaria nella dimensione globale e locale che stiamo vivendo porta in evidenza tutte le criticità delle politiche economiche sociali e territoriali del nostro Paese. Non proponiamo un dibattito sul modello di sviluppo e sugli strumenti della democrazia per gestirlo; certamente la pandemia e la possibilità di nuove pandemie e gli effetti ancora imprevedibili del cambiamento climatico sono destinate a mettere in crisi il modello capitalistico/finanziario che governa il pianeta, ma la nostra ambizione è più modesta, quella cioè di fornire uno spazio per la costruzione di una proposta di sintesi per coniugare la visione di lungo periodo, la transizione ecologica, con la ricerca di strumenti e tecniche per affrontare le criticità che le nostre città stanno vivendo. È compito di noi urbanisti proporre una agenda rendendo evidente la necessità di fornire una dimensione territoriale alle politiche, perché siamo convinti che questa dimensione largamente ignorata è la chiave per comprendere le dinamiche, gli effetti e quindi le strade per gestire un piano di investimenti pubblici a scala nazionale, regionale e locale.
Un compito che richiede di ripensare l’elenco lungo e corposo di necessità che il nostro Paese presenta facendoci guidare da due capisaldi:
* la necessità di un percorso incentrato sulla transizione ecologica per contrastare i cambiamenti climatici e gli investimenti nello sviluppo insostenibile;
* la messa in discussione di modelli di governo del territorio incentrati sulle premialità volumetriche piuttosto che sulla sicurezza e la dotazione di infrastrutture e welfare (case, sanità, scuola, parchi, reti acquedottistiche e reti fognarie).
La difesa del territorio e quindi un piano di manutenzione idrogeologica accompagnata da un piano energetico che coinvolga anche il patrimonio edilizio, senza disperdere le risorse del 110%, lo presentiamo ancora una volta come primo compito.
Il secondo compito si riferisce al risanamento delle fragilità geografiche, sociali ed economiche. In questa direzione è importante riconoscere la dimensione territoriale e amministrativa che assumono in Italia le povertà, il patrimonio edilizio, la dotazione di servizi, la mobilità e l’accessibilità sia quella ad alta velocità che quella lenta del trasporto pubblico locale e della pedo-ciclabilità. Riconoscere la dimensione territoriale e la gestione amministrativa richiede uno sforzo progettuale e di spesa notevole, capace di coniugare il breve e il lungo periodo sia negli investimenti che nei “ristori”.
Non intendiamo proporre ancora una volta un elenco o più elegantemente una Agenda, quanto piuttosto lavorare nella direzione indicata dal documento dell’INU “Superare l’emergenza e rilanciare il Paese”.
Continuando nel lavoro intrapreso in questo numero proponiamo due contributi che arricchiscono il nostro quadro conoscitivo con l’analisi sulle modalità con cui gli Italiani si muovono al tempo del Covid (C. Carminucci) e sulle fragilità dei territori montani (G. Lupatelli). Una proposta per affrontare le crisi e le minacce ambientali ci viene fornito dalle esperienze di pianificazione e amministrazione locale: i Piani avviati dalla nuova legge dell’Emilia Romagna presentati da S. Vecchietti che introducono tra le dotazioni territoriali gli interventi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; le esperienze di governo delle città e territori incentrate sugli interventi sullo spazio pubblico e sulla riqualificazione urbana, così come gli stessi amministratori le raccontano; l’avvio della pianificazione territoriale delle città metropolitane e le esperienze di mobilità integrata che uniscono la pianificazione di settore con i piani paesaggistici e con l’urbanistica tattica per contrastare le emergenze.
La sfida complessa che viene posta anche ai nostri saperi richiede un contributo davvero grande che ci impone di lavorare e sperimentare mobilitando anche la dimensione del governo locale, in questa fase schiacciato dalle politiche di restrizione/confinamento e di gestione delle risorse per contrastare le emergenze tutte appannaggio di Stato e Regioni.
La costruzione di un Piano è una operazione particolarmente ambiziosa che richiede, come hanno scritto G. Pasqui “intelligenza e creatività, ma anche un saldo radicamento nella realtà, un uso intelligente di dati e informazioni molteplici, un forte orientamento sperimentale” e M. Talia “un piano nazionale di potenziamento delle strutture tecniche degli enti locali (…) sia tecnico-progettuali che amministrativi e il ricorso sistematico alle procedure di valutazione” (UI 287/288).