Costa, linea di costa, assetto costiero, fascia costiera, battigia, aree costiere. Ci sono molti modi per definire l’ultima parte di territorio che ci separa dal mare, territorio che, in alcuni casi, sarebbe meglio definire già mare.
Ispra, tra i suoi compiti, ha quello di fare la mappatura ed il monitoraggio delle coste italiane. Diversi prodotti si focalizzano sul territorio costiero poichè l’analisi ambientale necessariamente prende in considerazione ciò che influisce sull’ambiente, che in buona parte ambientale non è. Alcuni studi e Geodatabase dedicati esclusivamente al tema delle coste trattano gli strati informativi costieri (aggiornati al 2020); altri studi focalizzano temi più vasti, come l’utilizzo del suolo o la geologia, sulle porzioni di territorio prossime al mare.
“Costa” non ha un significato univoco perché innanzitutto definisce qualcosa che si sposta e che muta di continuo. L’erosione di una falesia che fa nascere una spiaggetta, la foce dei fiumi che ad ogni piena e ad ogni mareggiata modificano la propria forma, l’erosione di una spiaggia che alla fine viene sostituita dalle opere radenti a protezione di un’infrastruttura, sono mutamenti che occupano una striscia di territorio che cambia di continuo e la cui dimensione può variare da poche decine di metri – in corrispondenza con le falesie e la costa alta o le opere radenti di difesa costiera – fino a decine di chilometri, come negli studi che riguardano il rischio costiero dovuto agli effetti delle forzanti meteo marine, dei cambiamenti dovuti direttamente dall’uomo e dagli effetti dei cambiamenti climatici in atto.
Proprio per tale motivo è necessario monitorare gli elementi in questa fascia di territorio tramite strumenti diversi, che si riferiscono a livelli di dettaglio e a tematiche diversificate.
Il prodotto costruito specificamente per l’analisi di dettaglio di tutti gli elementi direttamente in contatto con il mare è proprio la copertura costiera di Ispra, che comprende la digitalizzazione e la caratterizzazione degli elementi che si trovano in corrispondenza con l’interfaccia lineare terra-mare (’linea di costa’); quindi un secondo elemento poligonale identifica le spiagge (’spiagge’) e infine un terzo elemento lineare individua e caratterizza l’interfaccia tra la parte attiva della spiaggia e la duna vegetata, le infrastrutture, l’urbanizzato e ogni elemento del territorio retrostante (’linea di retrospiaggia’). A rigore questa linea non esaurisce neanche il territorio fisico della spiaggia: le dune costiere con la loro vegetazione sono parte stessa di essa e vengono trascinate via dalle mareggiate più importanti per riformarsi nelle stagioni successive.
Su questa costa si individuano tutti gli elementi naturali e antropici che hanno un ruolo sulla sua morfodinamica ed evoluzione nel tempo: dalla litologia delle sue spiagge, agli elementi – come porti e difese costiere rigide – che ne limitano il naturale flusso di sedimenti, alle opere antropiche o alle dune che ne costituiscono il limite della spiaggia ‘attiva’. Questo è dunque il grado di dettaglio che può supportare al meglio la pianificazione e la progettazione lungo le coste.
Questo nuovo grado di dettaglio ha mosso una riflessione sul concetto tradizionale di ’costa alta’ e ’costa bassa’, nato per cartografia di scala maggiore, dove per ’costa alta’ si definivano le falesie ed in generale tutti i territori in cui i rilievi arrivavano al mare. Nell’analisi di dettaglio può accadere che ai piedi di un rilievo esistano delle piccole spiagge, oppure dei plateaux rocciosi, degli strati rocciosi appena più alti del livello del mare, della larghezza anche solo di una decina di metri. In questo caso la caratterizzazione per le analisi di dettaglio ne ha mutato la definizione in ’costa bassa’.
Esistono poi diversi focus fatti su un territorio più vasto di quello fin qui considerato. Per la L 36/1994 (cosiddetta Galli) è fascia costiera tutelata ai fini della protezione paesaggistica il territorio compreso entro i 300 m dalla linea di battigia, territorio preso spesso a riferimento rispetto alla misurazione dell’urbanizzazione ingiustificata e dell’abusivismo edilizio.
Esistono infine altre fasce territoriali ’costiere’ definite per poter studiare un ampio spettro di problematiche, per cui la fascia di territorio costiero analizzata sale agli 800 m dalla battigia per le prossime acquisizioni del progetto MER (Maritime Ecosystem Restoration) ed addirittura a 10 km nel Copernicus Coastal Hub.
Quindi si può dire che ’costa’ si riferisca ad un territorio posto in una – non univocamente definita – prossimità del mare, variabile in relazione all’analisi che se ne vuole fare e rispetto all’evolversi delle tecnologie.
Infine, un cambiamento auspicabile rispetto alla percezione della costa riguarda lo spazio della spiaggia, che siamo abituati a considerare come l’ultima propaggine del territorio costiero emerso verso il mare. L’evoluzione delle spiagge e delle zone costiere avviene perlopiù a causa delle mareggiate, avendo il mare un ruolo più rilevante rispetto alla terra circostante. Si tratta, a ben vedere, di porzioni di territorio che dovremmo iniziare a percepire non come ’ultima propaggine’ di terraferma ma come ’prima parte’ del fondale marino. In questo modo cambierebbe l’approccio e la relazione con tali spazi, fino a quando il mare non tornerà a rivendicarli come suoi.