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Capitale Naturale

Fra le espressioni che, nel linguaggio corrente, oggigiorno vengono utilizzate con elevata (e non sempre pertinente) frequenza, vi è anche quella di Capitale naturale (Cn). Si tratta di un concetto che è stato strumentalmente mutuato dal settore economico per indicare il valore (non il prezzo) in termini fisici, monetari e di benessere offerto dai beni e servizi forniti dall’ambiente naturale al genere umano (Morri et al. 2021).

Il 1° rapporto sullo Stato del Capitale naturale definisce il Cn come “l’intero stock di asset naturali – organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche – che contribuiscono a fornire beni e servizi di valore, diretti o indiretti, per l’uomo e che sono necessari per la sopravvivenza dell’ambiente stesso da cui sono generati” (CCN 2017).

Tuttavia, a questo tipo di capitale, che consente di perseguire il benessere dei singoli e il progresso delle società, non è stato attribuito un peso adeguato nei processi economici. Per chiarire ulteriormente il suo ruolo fondamentale, occorre riprendere alcuni concetti legati alla sostituibilità dei capitali, del trasferimento di lasciti di capitale nonché del beneficio delle sue funzioni.

L’interpretazione del concetto di stock di risorse ha indotto l’elaborazione di diversi modelli di sviluppo sostenibile (Turner et al. 1996) i più rappresentativi dei quali sono quello cosiddetto debole (SSD) e quello denominato forte (SSF).

Nel primo caso, il Capitale naturale non necessita di trattamenti particolari, dal momento che esso è equiparato alle altre forme di capitale. In sostanza, alle nuove generazioni basta il trasferimento di uno stock di capitale aggregato non inferiore a quello che esiste ora, assumendo che ogni tipo di capitale presenta una sostituibilità perfetta.

Al contrario, la sostenibilità di tipo forte

prevede che il Capitale naturale o una parte di esso non possa essere sostituito da altri capitali (es. capitale costruito dall’uomo) in quanto il Cn è fondamentale per il funzionamento degli ecosistemi e determinante per la sopravvivenza della vita stessa (i cicli biogeochimici, paesaggio forestale, fluviale etc.). Questa parte di Cn viene definito “Capitale naturale critico non sostituibile”, perché motore di tutto il sistema, garante della funzionalità ecosistemica, e perciò bisognoso di varie forme di tutela.

Considerare il Cn come elemento strutturale delle dinamiche economiche, vuol dire tenerne in considerazione le diverse dinamiche da cui poi il sistema dipende, e misurarne le soglie di ‘usabilità’, il cui rispetto diventa resistenza, resilienza ed adattamento del sistema stesso alle trasformazioni (ad esempio ai cambiamenti climatici), avendo anche caratteristiche di bene pubblico (Santolini 2010). Riconoscere e mantenere i livelli di stock di Cn permette di riuscire a garantire energia, materie prime, cibo, acqua, lavoro, equità e giustizia, mantenendo vitali e resilienti i sistemi naturali, grazie ai quali esistiamo, e dai quali dipendiamo (Morri et al. 2021).

La versione gerarchica dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sostiene questi concetti (CCN 2019) e sottolinea come le economie e le società siano viste come parti incorporate e dipendenti dal funzionamento degli ecosistemi (Folke et al. 2016).

La base che supporta società ed economia è caratterizzata proprio dagli obiettivi di funzionalità degli ecosistemi terrestri e acquatici (ob. 14 Vita sott’acqua; ob. 15 Vita sulla terra) e dagli obiettivi di qualità (ob. 6 Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) attraverso azioni di adattamento al cambiamento climatico (ob. 13 Lotta contro il cambiamento climatico). Tale visione prevede una ri-centralizzazione della natura nelle scelte di sviluppo future e l’individuazione di soluzioni alternative che siano al tempo stesso efficienti ed economicamente convenienti attraverso le Nature-based solutions (EC 2015) in un approccio pluridisciplinare ed integrato (Santolini e Morri 2017).

Lo stock di risorse che caratterizzano il Cn produce così un flusso di funzioni ecosistemiche che diventano servizi in relazione ad una domanda diretta o indiretta, denominati Servizi ecosistemici i quali definiscono il valore dello stock di Capitale naturale da cui sono generati (CCN 2017), e rappresentano l’insieme dei benefici necessari all’uomo che è indispensabile valutare, mappare e riconoscere anche economicamente.

Il Capitale naturale non può quindi continuare ad essere ‘invisibile’ ai modelli economici, ma deve essere considerato fondamentale per l’umanità; ecco perché oggi si cerca sempre più di individuare le modalità per ‘mettere in conto’ la natura, cercare di fornirgli un ‘valore’ tanto che sono stati messi a punto strumenti internazionali di valutazione come il System of Environmental-Economic Accounting (UN et al. 2012) promosso dalla Nazioni Unite, capace di considerare pienamente l’impatto delle attività umane sul Capitale naturale e fornire misure più adeguate della performance economica misurata attraverso il Prodotto interno lordo, così come indicato dalla 52° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite, in cui viene stabilito che i contributi del Capitale naturale debbano essere riconosciuti nei rapporti economici e nel Pil, in modo da cogliere anche il benessere delle persone e lo stato degli ecosistemi e della biodiversità.

Riferimenti

Comitato Capitale Naturale - CCN (2017), Primo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, Roma.

Comitato Capitale Naturale (2019), Terzo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, Roma.

Elmqvist T., Tuvendal M., Krishnaswamy J., Hylander K. (2011), Managing Trade-offs in Ecosystem Services. Division of Environmental Policy Implementation, The United Nations Environment Programme, Paper N° 4, p. 15.

European Commission-EC (2015), Nature-Based Solutions and Re-Naturing Cities, Publications Office of the European Union, Luxembourg.

Folke C., Biggs R., Norström A. V., Reyers B., Rockström J. (2016), “Social-ecological resilience and biosphere-based sustainability science”, Ecology and Society, vol. 21(3). http://dx.doi.org/10.5751/ES-08748-...

Haines-Young R., Potschin-Young M. (2018), “Revision of the Common International Classification for Ecosystem Services (CICES V5.1): A Policy Brief”, One Ecosystem, vol. 3: e27108.

IPBES (2019), Global assessment report on biodiversity and ecosystem services of the Intergovernmental Science- Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Service, E. S. Brondizio, J. Settele, S. Díaz, and H. T. Ngo (eds.), IPBES Secretariat, Bonn, Germany.

Millennium Ecosystem Assessment (2005), Ecosystem and human wellbeing: A framework for assessment, Island press.

Morri E., Panza G., Pasini G., Santolini R. (2021), “I Servizi Ecosistemici: il nuovo paradigma per la valutazione del territorio”, in L. Barrilà, M. Cau, G Maino (a cura di), Beni Naturali e Servizi Ecosistemici, Riflessioni ed esperienze dal bando Capitale Naturale, Collana “Quaderni dell’Osservatorio, no. 38, Fondazione Cariplo, p. 45-50.

Morri E., Panza G., Pasini G., Santolini R. (2021), “Il Capitale Naturale: un patrimonio di oggi per il futuro”, in L. Barrilà, M. Cau, G Maino (a cura di), Beni Naturali e Servizi Ecosistemici, Riflessioni ed esperienze dal bando Capitale Naturale, Collana “Quaderni dell’Osservatorio, no. 38, Fondazione Cariplo, p. 13-17.

Santolini R. (2010), “Servizi Ecosistemici e Sostenibilità”, Ecoscienza, vol. 3, p. 20-23.

Santolini R., Morri E. (2017), “Criteri ecologici per l’introduzione di sistemi di valutazione e remunerazione dei Servizi Ecosistemici (SE) nella progettazione e pianificazione”, in A. Arcidiacono, D. Di Simine, F: Oliva, S: Ronchi, S. Salata (a cura di), La dimensione europea del consumo di suolo e le politiche nazionali, CRCS Rapporto 2017, INU Edizioni, Roma, p. 149-154.

Santolini R., Morri E., D’Ambrogi S. (2016), “Connectivity and Ecosystem Services in the Alps”, in C. Walzer (ed.), ALPINE NATURE 2030– Concepts for the next generation From Protected Areas to an ecological continuum, German Federal Ministry for the Environment, Munchen.

TEEB (2010), The Economics of Ecosystems and Biodiversity, Ecological and Economic Foundations, Edited by Pushpam Kumar, Earthscan, London and Washington.

Turner R.K., Pearce D.W., Bateman I. (1996), Economia ambientale, Il Mulino, Bologna.

United Nations - UN, European Commission, International Monetary Fund, Organisation for Economic Co-operation and Development, World Bank (2012), System of Integrated Environmental and Economic Accounting 2012, Central Framework.

Data di pubblicazione: 21 novembre 2021