Il global change e in particolare la variabilità del sistema climatico globale è annunciato da almeno mezzo secolo: nel 2022 ricorrono infatti i cinquant’anni dalla pubblicazione dal Rapporto del Club di Roma Limits to Growth e i trent’anni dall’introduzione dei principi dell’Agenda 21 Locale. Le limitate capacità del sistema Terra di assorbire emissioni di carbonio in eccesso è alla base dei cambiamenti epocali e degli eventi meteo-climatici estremi che si stanno manifestando in maniera sempre più evidente in qualsiasi angolo del Pianeta.
Le politiche per il clima di fatto possono essere sviluppare secondo le direttrici di mitigazione e di adattamento con ricadute dirette diverse se parliamo del rapporto con le città e con l’ambiente urbano in generale. Nel caso della mitigazione le azioni intervengono in primo luogo sulla riduzione alla fonte delle emissioni di anidride carbonica soprattutto tramite azioni di efficienza energetica dello stock del patrimonio costruito; nel caso dell’adattamento si interviene soprattutto alla scala locale valutando specificatamente gli impatti attesi e gli interventi attuabili per ridurre le conseguenze degli eventi estremi soprattutto connessi all’acqua e al calore. In entrambe le prospettive appaiono rilevanti le interazioni possibili con l’urbanistica e gli strumenti di pianificazione.
La consapevolezza che le sole politiche di mitigazione siano esse attuate con la riduzione alla fonte delle emissioni clima-alteranti, che con sistemi di compensazione naturali o tecnologici di abbattimento dell’anidride carbonica in eccesso non fosse più sufficiente, ha di fatto spostato l’attenzione all’urgenza di azioni di adattamento. Ma per accettare il rapporto tra le città e i cambiamenti climatici come interfaccia privilegiata dell’urbanistica e come contributo all’adattamento, c’è voluto un decennio di dibattiti e soprattutto di negazioni.
Dopotutto il linguaggio delle scienze del clima è molto diverso da quello dell’urbanistica e della pianificazione del territorio e le informazioni derivanti dalla modellistica climatica sono spesso poco impiegabili nei piani e nei processi di governo del territorio. Le più recenti applicazioni alla pianificazione territoriale di tecniche avanzate di giscience hanno permesso di iniziare a produrre quei quadri conoscitivi avanzati dinamici e multiscalari che potessero dialogare con la modellistica climatica ma che, al contempo, potessero offrire quel quadro informativo spaziale che qualsiasi strumento di pianificazione richiedere per potere essere attuato e monitorato nella sua efficacia.
L’attenzione più recente verso le città è dovuta soprattutto agli enti locali, nelle loro plurime articolazioni incluse le reti associative nazionali ed europee: il contrasto ai cambiamenti climatici, soprattutto alle forme di estremizzazione dei fenomeni meteo-climatici estremi, deve trovare un fondamentale alleato in tutti gli strumenti di governo del territorio, sia negli strumenti urbanistici in senso stretto di livello comunale e di area vasta (inclusa tutta la pianificazione regionale), che negli strumenti di natura settoriale che abbiano comunque una diretta connessione con l’organizzazione spaziale di funzioni e relazioni sul territorio.
Lo stesso IPCC International Panel for Climate Change ha sottolineato, per la prima volta in maniera esplicita e ripetuta, nell’ultimo rapporto del 2022, il ruolo chiave della pianificazione urbana sostenibile nell’adattamento, considerando anche la progettazione delle infrastrutture, compresa la dimensione tecnologica che riguarda tetti e facciate verdi, infrastrutture verdi che operino come rete integrata di parchi e spazi aperti, una gestione puntuale delle foreste urbane e delle zone umide, l’integrazione dell’agricoltura urbana nella gestione e nella programmazione delle funzioni all’interno della città e la progettazione sensibile alle risorse idriche possono apportare benefici sia in termini di mitigazione che di adattamento agli insediamenti. Queste opzioni possono anche ridurre i rischi di inondazione, la pressione sui sistemi fognari fognature urbane, gli effetti dell’isola di calore urbana (urban heat island) e possono apportare benefici alla salute grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Non va però trascurato che alcune scelte di pianificazione come, ad esempio, l’aumento della densità urbana per ridurre la domanda di spostamenti, potrebbero, di contro, comportare un’elevata vulnerabilità alle ondate di calore e alle inondazioni.
Negli ultimi anni le sperimentazioni per il disegno di piani di adattamento a tutte le scale sono state numerose, sia con il sostegno della Commissione europea, sia con iniziative sostenute direttamente dagli enti locali. Non va però sottaciuto che l’efficacia di strumenti volontari per l’adattamento locale, autonomi dal sistema di pianificazione cogente (pensiamo solo all’esperienza del Patto dei Sindaci), sono sicuramente serviti a garantire processi di innovazione e ad avviare riflessioni, al contempo l’efficacia e la misurabilità delle azioni è stata spesso limitata dove è mancato un aggancio agli strumenti ordinari.
Infine, non va sottaciuto che anche se si attueranno ampi sforzi di mitigazione a livello globale, con il taglio effettivo delle emissioni di anidride carbonica, ci sarà un grande bisogno di risorse finanziarie, tecniche e progettuali per disegnare l’adattamento.