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Calabria – Scenari futuri di sviluppo locale

La Calabria, con 834 Km di costa, 300 sul Tirreno e il resto sul versante jonico, è un sistema molto articolato che dà luogo a situazioni e contesti pasaggistici assai differenti tra loro, dai sistemi rocciosi alle sabbie, dalle montagne che calano nel mare, alle spiagge lunghe e profonde delle piane e dello Jonio. Lungo la costa tirrenica, in particolare, la continuità e la saldatura dei molti nuclei urbani di recente edificazione ha quasi totalmente definito una sorta di città lineare, per lo più spontanea, nella quale è ormai difficile differenziare un centro rispetto all’altro. Sul versante jonico i nuclei hanno minore densità e sono posti a maggiore distanza dal mare, alternati, spesso, a zone di territorio agricolo coltivato.

Dalla lettura del sistema insediativo è emerso che la Calabria è caratterizzata da una struttura urbana debole, costituita da poche città a fronte di una prevalenza di centri di dimensioni medio piccole e quindi da una geografia insediativa priva di un vertice ordinatore a scala regionale e articolata in più centri con funzioni urbane relativamente deboli e con un rango di influenza a scala locale.

Il Sistema costiero rappresenta per la regione Calabria uno dei macrosistemi identitari e strutturanti il territorio che offre un mosaico di paesaggi, espressione di una complessità morfologica ed ecologica e del differente rapporto tra naturalità e urbanizzazione dei luoghi:

- l’esistenza di un’armatura elementare della costa calabrese: poche connessioni pedemontane parallele e poche collegamenti strutturali fra mare e montagna;
- la tendenza ad una organizzazione lineare e cementificata della linea di costa;
- la presenza duplice di paesaggi naturali ancora integri e di grande valore ambientale e di beni archeologici e storici;
- la memoria nel territorio costiero di paesaggi residuali di colture agricole storiche di agrumeti e bergamotteti (i giardini), che si sono sviluppati intorno alla metà del 900 come sistema di recupero della costa;
- una dimensione turistica non ancora consapevole e basata su un modello puramente di consumo del territorio.

In tale quadro il reticolo dei fiumi e delle fiumare rappresenta un sistema intermedio tra il sistema delle aree costiere ed il sistema delle aree interne, cerniera fondamentale di relazione tra i diversi centri abitati, ambiente e natura; asse viario di penetrazione verso le aree interne. Il reticolo idrografico calabrese riesce a segnare una “pluralità di paesaggi” che, in un mosaico di variegate tessere e figure paesaggistiche, rappresentano una sintesi antica tra le forme del territorio e i processi naturali ed antropici che lo hanno modellato. Ed è proprio in questi territori di penetrazione mare-monti, scanditi dalla presenza di un corso d’acqua fiume o fiumara, che si colloca un patrimonio insediativo che conserva impianti urbanistici e tessuti architettonici antichi.

In tali contesti ritroviamo numerose emergenze geomorfologiche, botaniche, forestali e faunistiche. In generale, le fasce fluviali e gli intorni degli alvei costituiscono elementi portanti degli apparati paesistici principali ed ecosistemi strutturanti per i paesaggi di tipo diverso individuati.

I fiumi e le fiumare assumono un ruolo importante nell’assetto socio-insediativo, oltre che paesaggistico, della Regione. Come notava Rossi Doria già negli anni ’50, e più tardi Lucio Gambi (1961), il sistema flumarense calabro costituiva il telaio di legatura delle diverse sub-regioni individuabili nel quadro calabrese. Esse erano costituite dalle fasce costiere tirrenica e ionica, dai massicci interni e dalle corone sub e pedemontano collinare. Ciascuna fiumara costituiva un ambito fortemente omogeneo e coeso che ricuciva le diverse fasce socio-ambientali del territorio, costituendo un insieme assai coerente dotato di rilevante organicità interna per aspetti eco-territoriali e socioeconomici.

In tale quadro i Contratti di fiume, di costa e di lago emergono nel dibattito nazionale ed internazionale, tuttora in corso, quali strumenti per attuare la resilienza dei territori, a fronte degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche e della relativa domanda di una gestione attenta ai fini dell’adattamento.

In Calabria, parte dall’Assessorato alla Pianificazione Territoriale ed Urbanistica il contributo al dibattito, attraverso riconoscimenti di carattere normativo, ma anche attraverso politiche ed azioni volte alla sensibilizzazione ed educazione al bene collettivo “fiume” (fiumara/torrente, lago, costa..), proponendo, attraverso lo strumento volontario dei Contratti di Fiume, la costruzione di percorsi di pianificazione locale per l’adattamento, da realizzarsi con un’ampia partecipazione pubblico-privata ispirata ai principi della responsabilità condivisa e della co-progettazione a misure di adattamento efficienti e sostenibili e grazie all’avvio di progetti pilota su bacini/sottobacini idrografici calabresi, supportati anche dal mondo della ricerca scientifica.

Inoltre, intervenendo sulle modalità di attuazione delle politiche di difesa del suolo e sulla valorizzazione di pratiche di tipo negoziale e di partecipazione delle comunità locali, possono essere riconosciuti quali strumenti guida per la costruzione di azioni condivise che, superando la logica degli interventi strutturali di difesa passiva, permettano con maggiore incisione di attuare azioni di prevenzione e di gestione del rischio e di incidere sul grado di conoscenza e consapevolezza delle popolazioni riguardo al livello di esposizione a rischio di un territorio.

I Contratti di fiume sono strumenti volontari di governo partecipato per la pianificazione e gestione dei territori fluviali, in cui soggetti pubblici e privati lavorano insieme su un Programma d’azione condiviso e si impegnano ad attuarlo con la sottoscrizione di un accordo. Strumenti che perseguono una strategia che comprende:

- la tutela e corretta gestione delle risorse idriche;
- la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia del rischio idraulico;
- la difesa idraulica, protezione dal dissesto idrogeologico;
- la rinaturalizzazione, il miglioramento paesaggistico, la valorizzazione ambientali;
- la strategia delle aree interne e della qualità della vita;
- la costruzione di scenari futuri di sviluppo locale rivolti alla innovazione, alla creatività ed al benessere in relazione alla salvaguardia del territorio e dei paesaggi.

Sono 17 le Regioni che hanno riconosciuto con atti formali i Contratti di Fiume, mentre è stato il Collegato ambientale ad inserirli nel Codice dell’Ambiente, quali “strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale”.

La Regione Calabria compare tra le 13 le Regioni che hanno aderito alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume (Milano 2010)

L’Assessorato alla Pianificazione Territoriale ed Urbanistica della Regione Calabria individua nei contratti di fiume uno dei vettori di riferimento per affrontare insieme alle comunità la sfida alla lotta ai cambiamenti climatici, all’inquinamento e alla siccità, per affrontare i conflitti locali e regionali di accesso all’acqua, per avviare la diffusione e sensibilizzazione della cultura dell’acqua e del paesaggio, con particolare attenzione alla costa calabrese, alle “fiumare”, ai corsi idrici e ai territori fluviali, in generale.

Data di pubblicazione: 19 dicembre 2017