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Biodiversità

Biodiversità, parola che deriva dalla fusione del termine greco bios che significa vita, e latino diversitas che significa differenza o diversità. Poche parole hanno avuto un successo più travolgente, tanto che è ormai utilizzato a livello mondiale sia in ambito scientifico sia in ambito culturale ed è stato adattato anche ad altre discipline più o meno direttamente connesse con l’ecologia. Tuttavia, è bene rimarcare il fatto che il ‘concetto ecologico di biodiversità’ sta ad indicare la varietà della vita sulla terra ai suoi diversi livelli, da quello genetico fino a quello di ecosistema e paesaggio. Biological Diversity è un termine utilizzato per la prima volta negli USA nel 1985 riferito alla varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici che li comprendono (Office of Technology Assessment del Congresso USA) ma diviene un concetto universalmente riconosciuto con la pubblicazione dell’omonimo libro ad opera del sociobiologo E.O. Wilson (1988).

Fino a oggi sono state scoperte e descritte oltre 1 milione e 700 mila specie viventi, ma in realtà si stima che ne esistano oltre 12 milioni. Diventa un tema così importante che le Nazioni Unite e la Comunità europea hanno adottato diverse iniziative per la sua salvaguardia: dalla Convenzione di Ramsar sulle zone umide del 1971, alle direttive Uccelli 79/409/CEE (sostituita integralmente dalla 2009/147/CE) e Habitat 92/43/CEE. Proprio nel 1992, nell’ambito dei trattati sviluppati dalle Nazioni Unite, è stata adottata a Nairobi la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), ratificata ad oggi da 192 paesi, insieme alle Convenzioni quadro sui cambiamenti climatici e contro la desertificazione. Nel giugno 1992 l’Unione Europea l’ha approvata e l’Italia l’ha ratificata con la legge 124/1994. Nel 2010 è stata adottata la Strategia Nazionale per la Biodiversità.

Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete di aree sottoposte ad alcune norme di tutela, diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva “Habitat” (Siti di Interesse Comunitario-SIC, successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione-ZSC) e Zone di Protezione Speciale-ZPS (Direttiva Uccelli) per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario ed innescare i processi di connettività ecologica. Esse coprono complessivamente circa il 19% del territorio terrestre nazionale e più del 13% di quello marino.

Tuttavia, la biodiversità diminuisce a un ritmo allarmante: l’IPBES e l’IPCC in un documento comune (2021) hanno confermato che cambiamenti senza precedenti nel clima e nella biodiversità, guidati dalle attività umane, si sono uniti e minacciano sempre più la natura, le vite umane, i mezzi di sussistenza e il benessere in tutto il mondo.

Ma perché è così importante la biodiversità? Considerate una mano, come se fosse un paesaggio. Essa è formata da numerosissime cellule proprie dei diversi apparati (circolatorio, muscolare, scheletrico ecc.), la nostra biodiversità. Ogni cellula è diversa dalle altre e prese singolarmente mai ci aspetteremmo che possano interagire fra loro…invece, insieme fanno funzionare i propri apparati e la mano, che svolge funzioni diverse, attraverso l’integrazione delle funzioni singole! Ecco l’importanza della Biodiversità, la sua perdita è una progressiva perdita di funzioni degli ecosistemi e del paesaggio, una vera e propria distrofia! Questo significa che non solo dobbiamo conservare la diversità genetica all’interno di ogni specie, la ricchezza di specie in ogni ecosistema in relazione alla loro abbondanza o rarità e la diversità ecosistemica di un territorio, ma anche la diversità delle funzioni ai vari livelli di complessità, rendendo così possibile la vita e l’evoluzione delle specie ed una maggiore e più efficace capacità di adattamento e resilienza.

Queste funzioni di cui beneficiamo direttamente o indirettamente, attraverso la creazione di una domanda, diventano Servizi ecosistemici (Se). Il funzionamento del Capitale naturale (Cn), cioè lo stock di risorse naturali, è quindi garantito dalle ‘unità di lavoro’ (gli ecosistemi) che ne sono l’architettura fondamentale e funzionale di cui i Se di regolazione e di supporto sono l’espressione vitale e di beneficio pubblico; la naturale e costante azione dei Se di regolazione e supporto favorisce l’erogazione degli altri Se di approvvigionamento e culturali in relazione alla domanda. Nuovo paradigma economico che ha indotto l’ONU a cambiare la definizione del P stabilendo che il che il Cn – i contributi di foreste, oceani e altri ecosistemi – debbano venire riconosciuti nei rapporti economici.

La biodiversità quindi, diventa elemento strutturante il sistema socio-ambientale ed economico. Nel maggio 2020 la Commissione europea ha adottato una proposta di strategia sulla biodiversità per il 2030 in cui propone l’ampliamento della superficie di aree protette fino al 30% e il ripristino degli ecosistemi degradati proprio nel decennio ONU 2021-2030 dedicato al ripristino degli ecosistemi, attraverso una serie di impegni e misure specifici. Ciò sottolinea l’importanza dell’incremento della funzionalità ecosistemica per aumentare le capacità di gestione delle risorse (es. acqua) e disporre di ecosistemi sani e funzionali anche come fattore determinante per la ripresa dalla crisi Covid 19.

Riferimenti

Comitato Capitale Naturale (2019), Terzo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, Roma.

Pörtner H.O., Scholes R.J., Agard J., Archer E., et al. (2021), IPBES-IPCC co-sponsored workshop report on biodiversity and climate change. https://doi.org/10.5281/zenodo.4782538 [https://doi.org/10.5281/zenodo.4782538]

Wilson E.O., Peter F. M. (1988) (eds.), Biodiversity, National Academic Press, Washington D.C.

Data di pubblicazione: 17 ottobre 2021