La proposta del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2018 interpreta il tema Freespace puntando l’attenzione a quei territori che abbiamo imparato a chiamare negli ultimi anni con la denominazione “aree interne”. Si tratta come dichiara il curatore Mario Cucinella di “territori spazialmente e temporalmente lontani dalle aree urbane, ma detentori di un patrimonio culturale inestimabile, con particolarità che pongono l’Italia in discontinuità rispetto all’armatura urbana europea, permettendola di identificare come uno spazio urbano mediterraneo”. Una scelta importante in quanto prova a fornire strumenti per costruire una strategia per il Paese in una fase in cui il territorio sembra uscire completamente dall’agenda politica del Governo. In una fase che cancella il primo faticoso tentativo di mettere in sicurezza il territorio attraverso una strategia di prevenzione di lungo corso intrapresa con “Italia Sicura”.
La proposizione di “Arcipelago Italia” con i suoi itinerari e progetti costituisce innazittutto il riconoscimento di un territorio e di una identità che parte dal paesaggio, ma che come ci dice Aldo Bonomi “non è questione estetica, ma è costruzione sociale che prende forma nelle lunghe derive della storia” [1].
I numeri che lo descrivono sono particolarmente significativi e preoccupanti allo stesso tempo:
vi risiede il 20% della popolazione italiana;
una popolazione particolarmente anziana, l’indice di vecchiaia è infatti pari a 182% contro il 165 a livello nazionale;
un territorio sempre più abbandonato, cala la popolazione in particolare i giovani.
Le aree interne non sono però tutte uguali, in alcune realtà lo spopolamento si è fermato perché si è rafforzata una vocazione turistica che ha puntato a valorizzare borghi storici, l’agricoltura di qualità e parchi naturali. In altri piccoli centri scelte lungimiranti di innovazione ambientale e di accoglienza dei migranti stanno pagando in termini di inversione demografica e di rivitalizzazione dei borghi” [2].
Porre al centro dell’attenzione culturale e quindi politica e amministrativa le aree interne rappresenta una importante occasione per provare a ricucire i frammenti di azioni, che sono state in alcuni casi solo avviate, nel quadro di una strategia per il territorio del nostro Paese che a partire dalla questione della sicurezza: idraulica, sismica e idrogeologica, ponga al centro i temi dell’accessibilità della riqualificazione e della rigenerazione ambientale, architettonica, energetica e sociale.
In questa logica il riordino amministrativo della legge 56/2014, purtroppo subito abbandonato, che cercava di ridefinire gli ambiti di governo delle città metropolitane, delle provincie e dei piccoli comini, così come la legge 158/2017 di sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni e le politiche di coesione economica e sociale dell’unione Europea, rappresentano una possibile premessa di strategia territoriale.
Una strategia che deve necessariamente incrociarsi con la pianificazione di area vasta e con i piani urbanistici comunali come ci indica Maurizio Tomazzoni, assessore del Comune di Rovereto, ricordando come l’esperienza trentina a partire dal primo piano territoriale del 1967 abbia saputo (rara eccezione del panorama italiano) coniugare la difesa delle risorse primarie con lo sviluppo sostenibile.
Le analisi quantitative e gli itinerari che si possono vedere illustrati nel Padiglione Italia della Biennale ci confermano che i territori non sono tutti uguali e che le politiche quindi non possono essere tutte uguali. Che il turismo non può essere l’unica soluzione per questi territori che proprio a partire dalla loro geografia, paesaggio e dei sistemi di relazione con i centri urbani di riferimento (le città medie) e con l’armatura delle città metropolitane, possono costruire piani e progetti capaci di riconfigurare i processi che hanno portato a definire “centri” e “periferie” mobilitando risorse, a partire necessariamente da quelle pubbliche, per attivare politiche di inclusione e rigenerazione capaci di attivare nuovo valore economico facendo leva su cultura, agricoltura, paesaggio, innovazione e sulla capacità produttiva che molte di queste aree continuano ad esprimere.
[1] A. Bonomi, “Arcipelago Italia il margine si fa centro”, in Arcipelago Italia, Quodlibet, Macerata 2018
[2] E. Zanchini, “Il Patrimonio forestale e le sfide per il rilancio delle aree interne italiane”, in Arcipelago Italia, Quodlibet, Macerata 2018