Nel corso degli ultimi decenni l’Istituto Nazionale di Urbanistica ha sostenuto invano il Legislatore per giungere a una legge quadro urbanistica nazionale. Le difficoltà sono note. Il forte regionalismo della disciplina urbanistica e un assetto istituzionale ancora da riformare compiutamente rendono poco praticabile l’approvazione di una legge complessiva per il governo del territorio. Al contempo, è chiara la necessità di rilanciare e rinnovare l’urbanistica, prima di tutto un progetto politico per promuovere politiche pubbliche che rispondano alle domande di casa e città pubblica, permettendo il miglioramento delle condizioni di convivenza, dello stato ambientale ed ecologico delle città, della coesione sociale, dell’accessibilità ai servizi urbani, della sostenibilità dei sistemi per la mobilità delle persone, delle merci e dei dati. Perciò l’Istituto Nazionale di Urbanistica sostiene le azioni che, pur senza una legge quadro urbanistica nazionale, possano garantire un futuro di benessere e bellezza alle nostre città e ai nostri territori, ove lo sviluppo economico, la tutela dei paesaggi e l’equilibrio ambientale cessino di essere questioni in conflitto.
Istituzione di un Fondo ordinario per Programmi integrati di rigenerazione urbana
Un fondo statale ordinario è necessario per programmi contenenti l’integrazione di norme per contrasto all’abusivismo edilizio, l’adeguamento sismico, la messa in sicurezza e il rinnovo urbano.
La priorità va alle aree che esprimono forme materiali e immateriali di disagio urbano. Superando i concetti di centro e periferia, possono essere individuate aree degradate tramite indicatori di disagio urbano, ove sono compresi stati di rischio (esposizione delle persone a pericolosità sismica, idraulica), domanda di casa che può essere soddisfatta prioritariamente solo tramite interventi di edilizia residenziale pubblica, condizioni reali o percepite di insicurezza sociale, scarsa aggregazione sociale, difficoltà ad accedere ai servizi urbani, ivi comprese la mobilità garantita dal trasporto pubblico e la disponibilità della rete digitale e di avanzate tecnologie a sostegno delle esperienze urbane, condizioni di scarsa urbanità nelle aree dedicate al lavoro delle persone (carenza di spazi verdi, di servizi primari, di qualità estetica).
Integrazione delle risorse/bonus fiscali per il rinnovo urbano
I bonus fiscali per la riqualificazione energetica devono essere “potenziati” (in misura differenziata maggiore rispetto all’applicazione ordinaria dei bonus) se ricadenti in aree urbane degradate (individuate come tali nei piani urbanistici) all’interno della città esistente.
Interventi di demolizione e ricostruzione dei condomini urbani
Nei programmi integrati possono essere compresi interventi di demolizione e ricostruzione di complessi edilizi esistenti, che risultano energivori, privi di sicurezza sismica, inadeguati dal punto di vista della qualità abitativa, scarsamente dotati dal punto di vista dell’efficienza ambientale e della qualità estetica, caratterizzati dalla frammentazione proprietaria e da un contesto urbano prodotto dalla sommatoria di interventi edilizi puntuali poco provvisti di città pubblica (spazi e servizi).
Interventi di messa in sicurezza di struttura urbana primaria
Le Amministrazioni Comunali individuano all’interno dei piani una «struttura urbana primaria» della città storica - piazze, corsi principali – con funzione di garanzia della permanenza e della riconoscibilità identitaria collettiva. La «struttura urbana primaria» sarebbe opportunamente segnalata e costituirebbe un’infrastruttura essenziale per la sicurezza urbana: un «luogo sicuro».
Standard urbanistici
Considerata la necessità di agire sulle prestazioni ambientali delle città, sugli spazi pubblici e i paesaggi, azioni che richiedono investimenti sulle infrastrutture, componenti materiali e immateriali complesse, con funzioni eco-sistemiche e riequilibranti, appare prioritaria una riforma degli standard urbanistici. Gli standard sono stati una conquista sociale importantissima per la crescita qualitativa delle nostre città. Tuttavia essi sono stati introdotti in un contesto storico e sociale che vedeva le città ingrandirsi. Erano standard pensati per città in espansione, mentre oggi una rinnovata consapevolezza vede nel massimo contenimento del consumo di suolo e nel contrasto allo spreco energetico i due fattori-cardine. Pertanto, il pagamento degli oneri concessori deve permanere anche per interventi di rigenerazione urbana, ma deve comprendere nuovi standard, nuove urbanizzazioni capaci di meglio intercettare i bisogni contemporanei delle comunità: smartgrid, gestione/manutenzione del patrimonio pubblico esistente (scuole, centri sociali), pagamento in titoli di efficienza energetica (certificati bianchi), opere necessarie di contrasto al dissesto idrogeologico e ai cambiamenti climatici.
Casa
L’abitare costituisce un’opportunità per la riabilitazione fisica e sociale delle città. Guardare alla residenza in termini di servizi abitativi è un modo per ridisegnare le mappe e i ruoli delle città, dei cittadini, dei nuovi gestori sociali. Un principio inderogabile è che le politiche della casa sono politiche di welfare. Seguendo questo principio, occorre la riforma delle politiche e degli attori sociali dell’abitare sociale. I punti principali di riforma, ispirati a principi di giustizia ed equità sociale:
realizzare edilizia residenziale pubblica con le politiche del welfare;
introdurre il modello di agenzia per la casa sociale (politiche regionali che allocano risorse, agenzie che le utilizzano);
definizione, fissata per legge, della figura, dei requisiti minimi e degli standard per il gestore sociale nel social housing, da integrare nella Riforma del Terzo settore;
fondi immobiliari di investimento orientati esclusivamente a operazioni di rinnovo urbano.
Città pubblica
La crescente scarsità di risorse pubbliche per realizzare e manutenere gli spazi pubblici e l’espansione urbana avvenuta per sommatoria di interventi edilizi puntuali anche consistenti (non accompagnata dalla parallela e progressiva realizzazione degli spazi e delle attrezzature pubbliche) hanno indotto una criticità rilevante nelle aree urbane più densamente abitate, prive di adeguati spazi e servizi necessari alla vita urbana, che è prima di tutto collettiva. Come noto, mentre le previsioni di iniziativa privata sono rimaste nei piani a tempo indeterminato, quelle pubbliche sono decadute alla scadenza del quinquennio dall’approvazione del piano regolatore, con ciò privando la crescita urbana della dell’equilibrio fra popolazione insediata e servizi. S’impone la necessità di introdurre una norma che equipari la decadenza delle previsioni pubbliche e di quelle private, legata all’efficacia del piano urbanistico operativo, prospettabile su uno scenario quinquennale:
le previsioni che si realizzano mediante piani attuativi, o progetti unitari convenzionati di iniziativa pubblica, comunque denominati, o mediante interventi di rigenerazione urbana, perdono efficacia nel caso in cui alla scadenza del quinquennio di efficacia del piano operativo o della modifica sostanziale che li contempla, i piani o i progetti non siano stati approvati;
i vincoli preordinati all’esproprio perdono efficacia se entro il suddetto termine quinquennale non è stato approvato il progetto definitivo dell’opera pubblica. Qualora sia previsto che l’opera possa essere realizzata anche su iniziativa privata, alla decadenza del vincolo non consegue la perdita di efficacia della relativa previsione.
Stop al consumo di suolo - Stop alle previsioni non attuate
Fermare il consumo di suolo è un’azione che inizia dal blocco del mero trascinamento delle previsioni di piano non attuate. E’ una condizione fragile e difficile da affrontare, ma rilevante, che attiene ai diritti, cosiddetti pregressi, che nessuna legge o procedura (urbanistica, di valutazione ambientale, di conformazione paesaggistica) ha fin qui aggredito, se non in alcuni casi sperimentali.
Appare necessario istituire l’obbligo di non procedere con il mero trascinamento delle previsioni non attuate nel momento in cui l’Amministrazione forma un nuovo piano incardinato sui nuovi princìpi della sostenibilità. Tali previsioni vanno assoggettate a specifica attività di valutazione, utilizzando quali indicatori di compatibilità i parametri e le condizioni provenienti dalla legislazione nazionale e regionale e dalla programmazione del territorio generale e di settore sovraordinata (pianificazione ambientale, paesaggistica, per la tutela idrogeologica e sismica). La valutazione esprime in modo palese e argomentato le ragioni della pianificazione, nella contemporanea tendenza – positivamente recepita anche dalla giurisprudenza – al governo del territorio in funzione di uno sviluppo complessivo ed armonico, che tenga conto anche dei valori ambientali e paesaggistici, delle esigenze di tutela della salute e di quelle economico - sociali della comunità radicata sul territorio.
Proposte per la riduzione della popolazione a rischio: il caso Messina
Messina: Variante di salvaguardia basata su una carta integrata dei rischi, sulla la valutazione delle previsioni di piano in relazione allo stato delle popolazioni a rischio, su incentivi fiscali per incentivare i trasferimenti dalle aree a rischio, impedire la nuova edificazione in luoghi insicuri, creare un fondo di bilancio dedicato alle opere di compensazione e tutela ambientale delle aree a rischio e alle infrastrutture ambientali blu e verdi per la salvaguardia dei territori e la convergenza di altre risorse finanziarie (oneri di urbanizzazione connessi ad altre tipologie di intervento e fondi regionali, statali ed europei in materia di messa in sicurezza idrogeologica e idraulica).
Un’azione di sistema per le città d’Italia
La pianificazione territoriale e urbanistica non può essere considerata un settore confinato negli aspetti urbanistico - edilizi tradizionali, lontana dalle innovazioni indispensabili a rendere concrete le riforme di assetto, istituzionale e geografico, amministrativo e sociale, economico e culturale, che tendono al miglioramento della convivenza urbana e a forme integrate di sviluppo locale e nazionale, grazie all’investimento nell’incremento complessivo di qualità del governo della cosa pubblica. Integrare, coordinare, mettere a sistema, allineare politiche settoriali, alimentare progettualità sono i contenuti dei Patti per lo Sviluppo, di Casa Italia e del Bando Periferie e indicano che occorre una governance centrale delle politiche per le città. Si tratterebbe di una governance multilivello, garante della cooperazione tra attori e competenze diverse, per gestire un nuovo corso di programmi integrati di prevenzione e rigenerazione, a guida pubblica nazionale, con un forte riferimento alle strategie di adattamento alle diverse condizioni di rischio, un grande progetto di resilienza urbana e territoriale di scala nazionale, pienamente allineato con l’impostazione che l’Europa sta dando all’azione pubblica in campo ambientale, infrastrutturale e urbano, nel quale l’urbanistica può e deve svolgere un ruolo centrale di convergenza di saperi e aspettative, rigenerando sé stessa.